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sabato 16 aprile 2011

Obama, cercasi disperatamente alternative energetiche | QualEnergia.it

Obama, cercasi disperatamente alternative energetiche QualEnergia.it

Dire addio agli incentivi al fotovoltaico dopo il 2016

Il fotovoltaico italiano potrà crescere con le proprie gambe dopo il 2016, ma per arrivare a questo il settore dovrà essere accompagnato da un'adeguata incentivazione, meglio se basata su una tariffa fissa, anziché una 'feed in premium', come quella in vigore. Un'intervista ad Arturo Lorenzoni dell'Università di Padova.

sabato 6 settembre 2008

La filosofia "rinnovabilista" di Scheer

Per continuare nella rassegna di video su tematiche energetiche e, in particolare, di interventi di prestigio, segnalo questa relazione (in inglese) tenuta da Hermann Scheer, presidente di Eurosolar e padre della legge tedesca per l’incentivazione delle fonti rinnovabili, presso il MIT Club of Northern California Clean Technology Program di San Francisco oltre un anno e mezzo fa, il 17 febbraio 2007.

L’incontro, organizzato dalla German American Business Association (GABA) of California, ha affrontato il tema “Verso l’autonomia energetica, le nuove politiche per le fonti rinnovabili di energia”, argomento, tra l’altro, affrontato nell’ultimo libro di Scheer (“Autonomia Energetica” – Edizioni Ambiente).

Nel lungo discorso di Scheer, della durata quasi 1h e 20 minuti, c'è tutta la sua filosofia per una radicale transizione verso le rinnovabili.
Spiega infatti come le politiche che puntano allo sviluppo delle energie rinnovabili potrebbero anche creare le condizioni per l’autonomia energetica e affronta anche le attuali tendenze che riguardano la prossima rivisitazione della legge tedesca EEG sulle rinnovabili (incentivi a tariffa fissa – feed-in-tariff) che dovrà avere la sua scadenza tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 e che ha finora contribuito a creare il più grande mercato dell’energia solare nel mondo.

Il discorso di Scheer inizia con una frase di Albert Einstein: “I metodi che hanno causato i nostri problemi non sono in grado di risolvere questi problemi”. La conseguenza per Scheer è che per risolvere l'attuale crisi del sistema energetico mondiale non sarà possibile affidarci alle soluzioni di coloro che attualmente lo gestiscono.

Questo punto sarà uno dei punti che cercherò di analizzare in questo blog, insieme agli scenari e alle strategie in grado di cambiare l'assetto energetico.


venerdì 5 settembre 2008

Una lezione sul picco del petrolio

Un'interessante relazione di Richard Heinberg sul picco del petrolio. In un video di 56 minuti, l'autore di "Oil Depletion Protocol", inizia col fare una breve storia dell'energia e del suo utilizzo e da questo prende spunto per spiegare vari aspetti del "peak of oil".

Interessante l'esempio dell'uragano Katrina e delle sue conseguenza per spiegare come gli Stati Uniti non sono affatto preparati per eventi traumatici, ma prevedibili, come potrà esserlo il picco del petrolio.

Heinberg termina il suo intervento presentando alcune possibili soluzioni per affrontare e prepararsi al picco.

Riporterò diversi video, interventi e articoli su questo argomento poiché credo sia piuttosto trascurato e scientemente evitato soprattutto dai decision makers, mentre risulta pressoché sconosciuto al grande pubblico. Purtroppo questi materiali sono quasi tutti in lingua inglese.

domenica 31 agosto 2008

Energia solare e vento bastano per il fabbisogno energetico della Spagna

Un rapporto del 2005, commissionato da Greenpeace all’ITT (Instituto de Investigaciónes Tecnologicas) della Universidad Pontificia Comillas di Madrid, ritiene che sia possibile soddisfare la domanda di elettricità della Spagna solamente con le fonti rinnovabili.

La capacità di generazione delle rinnovabili equivarrebbe a 56,42 volte il fabbisogno totale di elettricità (e oltre 10 volte la domanda teorica di energia primaria totale) stimato per il paese iberico all’anno 2050. Lo studio di 262 pagine si intitola “Renovables 2050, un informe sobre la potencialidad de las energias renovables en la España Peninsular”.

Anche con l’esclusione delle aree protette della Spagna (circa il 28% del territorio), l’ITT è arrivato alla conclusione che per raggiungere l’obiettivo dell’autosufficienza energetica con le rinnovabili basterebbe utilizzare solo il 5,3% del territorio. Risulta che le risorse sono ampiamente distribuite su tutta la nazione, permettendo così moltissime opzioni per configurare un mix di produzione di elettricità, con energia solare, eolica, marina, idraulica, geotermica e biomassa. Anche con gli i rendimenti delle tecnologie oggi disponibili i risultati sono incredibili. Il ruolo principale è dell’energia solare: da sola - nelle due principali varianti, solare termoelettrico e la fotovoltaico - potrebbe produrre una quantità di energia pari a 37,38 volte il fabbisogno previsto per il 2050. L’energia eolica - nelle due varianti terrestre e marina – lo coprirebbe per oltre 9 volte. L’autosufficienza potenziale verrebbe raggiunta da tutte le 15 le “comunidades autonomas”.

Le conclusioni presentate dallo studio “Renovables 2050” sono molto ottimistiche: “La capacità di generazione di elettricità con fonti rinnovabili è molto superiore alla domanda. Le risorse più abbondanti sono quelle solari, ma anche il potenziale dell’energia eolica è molto superiore agli obbiettivi attuali”. “Adesso - sottolinea la ricerca - è arrivato il momento di investire ingenti risorse e, non meno importante, realizzare politiche complessive per il sostegno di queste tecnologie”.

Per scaricare il rapporto:
www.greenpeace.org/espana/reports/renovables-2050

domenica 22 ottobre 2006

La nostra società continua a negare il Peak Oil

Un articolo apparso sul sito countercurrents.org e tradotto per Nuovi Mondi Media da Elena Cortellini.

L'articolo è a cura di Shepherd Bliss (Countercurrents.org) e tratta dell'ultimo lavoro del geologo britannico Jeremy Leggett, un ex "figlio dell'oro nero" poi passato a Greenpeace UK, che affronta il delicato e controverso rapporto tra il cambiamento climatico e il cosiddetto picco del petrolio.

mercoledì 11 ottobre 2006

I limiti alla crescita

Documento di Giorgio Nebbia

Meadows: chi era costui? Per chi si occupava di problemi ecologici venti anni fa questo nome è legato ad una interessante avventura culturale, all'introduzione, nella cultura economica e politica del tempo, della nozione di "limite".

Nel 1968 un gruppo di scienziati, uomini politici ed economisti costituì, per iniziativa di Aurelio Peccei, il "Club di Roma" allo scopo di studiare le sfide che aspettavano l'umanita' e i modi per farvi fronte. Che cosa sarebbe successo se fosse continuato l'aumento della popolazione, dell'inquinamento, dell'impoverimento delle riserve di petrolio e di foreste?

Alcune previsioni furono chieste ad un gruppo di studiosi, fra cui i coniugi Meadows, allora trentenni, ricercatori al Massachusetts Institute of Technology. Essi elaborarono un "modello globale" del futuro dell'umanità i cui risultati furono pubblicati, per conto del Club di Roma, nel 1972, nel libro intitolato: "I limiti alla crescita". La traduzione italiana apparve nello stesso anno col titolo: "I limiti dello sviluppo".

L'opera suscitò infinite polemiche che il prof. Meadows, ora cinquantenne, ha rievocato nei giorni scorsi [dicembre 1991] a Roma nella "Conferenza Aurelio Peccei", nel settimo anniversario della morte del fondatore del Club di Roma [1984]. Il libro, che merita di essere letto a venti anni di distanza dalla sua pubblicazione, conteneva alcuni concetti abbastanza precisi. "Se" fossero continuati l'aumento della popolazione e la produzione di merci e il relativo inquinamento, al ritmo degli anni sessanta, la crescente richiesta di prodotti agricoli avrebbe portato all'impoverimento della fertilita' del suolo e alla distruzione delle foreste, le riserve di petrolio si sarebbero fortemente ridotte, l'inquinamento avrebbe provocato malattie e epidemie, si sarebbe andati incontro a lotte e guerre e migrazioni per la conquista delle risorse naturali scarse. Fino ad arrivare, forse, nel ventunesimo secolo, ad una forzata diminuzione della produzione e del consumo di merci, ad una violenta diminuzione della popolazione e ad un successivo riequilibrio delle tensioni e della disponibilità di risorse naturali.

Per evitare tali catastrofi si sarebbe dovuto intraprendere azioni politiche ed economiche per porre dei "limiti alla crescita" della popolazione mondiale, della produzione di merci, della ricchezza monetaria. Queste previsioni, elaborate sulla base di alcuni modelli utilizzati nei calcolatori elettronici, suscitarono infinite critiche. Secondo alcuni i modelli erano troppo grossolani da giustificare le nere previsioni; un economista scrisse che il calcolatore gridava "al lupo al lupo", ma che il lupo non sarebbe mai arrivato. Secondo altri le forze del libero mercato sarebbero state in grado di far fronte ai problemi di scarsita' delle risorse naturali. I cattolici riconobbero nelle previsioni del Club di Roma lo spettro di Malthus e il pericolo di una campagna di limitazione delle nascite. Alcuni marxisti scrissero che l'avvento di una società comunista pianificata avrebbe allontanato i pericoli di scarsità. Altri ancora rilevarono che la crescita materiale era distribuita in modo ben diverso fra i paesi ricchi e quelli poveri e che prioritaria era una più equa distribuzione della ricchezza.

Qualche studente universitario intraprendente potrebbe preparare una bella tesi di laurea sull'interessante dibattito di quei primi anni settanta del Novecento.

A venti anni di distanza ci si può chiedere se le previsioni del libro del Club di Roma erano davvero catastrofiche e insensate o se esse contenevano qualche avvertimento valido ancora oggi. Le varie crisi petrolifere che si sono succedute nel 1973, nel 1979, nel 1983, nel 1990, hanno mostrato che effettivamente la scarsità di petrolio nel mondo può provocare tensioni economiche, politiche e militari, non certo attenuate dall'illusione dell'energia infinita e a basso prezzo che sembrava offerta dalla fissione (o dalla fusione) nucleare. Simili crisi, anche se meno vistose agli occhi dell'opinione pubblica, si sono avute per altri materiali strategici.

Ci sono oggi dei paesi in cui i raccolti agricoli vengono distrutti e la produzione agricola viene fermata, per ragioni "economiche", ma nello stesso tempo ci sono centinaia di milioni di persone che soffrono la fame e che si presenteranno, prima o poi, gentilmente o violentemente, nei paesi oggi ricchi a reclamare la loro parte almeno di cibo.

Nei venti anni dal 1972 al 1992 la popolazione mondiale è aumentata di circa due miliardi di persone, da 3500 a circa 5500 milioni di individui; l'aumento si è avuto prevalentemente nei paesi sottosviluppati.

L'aumento delle conoscenze scientifiche, nei passati venti anni, ha mostrato che i pericoli di degrado ambientale sono ancora superiori a quanto prevedibile nel 1972: si sono aggiunti i pericoli della diffusione dei pesticidi, l'aumento delle scorie radioattive in circolazione nel mondo, le modificazioni climatiche rese possibili dall'aumento della concentrazione di anidride carbonica e metano nell'atmosfera, eccetera.

Nella sua conferenza a Roma il prof. Meadows ha annunciato la pubblicazione l'anno venturo [questo articolo è stato scritto nel 1971] - in coincidenza con il ventesimo anniversario della comparsa del libro "I limiti alla crescita" - di un nuovo libro: "Al di la' dei limiti alla crescita", che apparirà in coincidenza con la conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro su "Ambiente e sviluppo".
Meadows ha sottolineato che, allora come oggi, il dibattito riguarda i "limiti alla crescita" e non "i limiti dello sviluppo" (l'improprio titolo della traduzione italiana del libro del Club di Roma). Non ci sono, infatti, limiti allo sviluppo inteso come soddisfacimento dei bisogni umani di liberta' dal biosogno e dalla fame, di diritto delle donne e degli uomini alla pari dignita' e al lavoro, all'istruzione e alla salute.

Sono inevitabili, invece, dei limiti alla crescita, intesa come possesso di merci, spesso inutili, intesa come aumento della popolazione, essendo insostenibile l'attuale ritmo di aumento del numero di terrestri in ragione di novanta milioni di persone all'anno. E' insostenibile l'attuale sfruttamento del terreno agricolo e delle foreste, delle fonti energetiche e dei minerali, da parte di una minoranza di terrestri che lasciano la maggioranza - i 4000 milioni di abitanti dei paesi sottosviluppati - in condizioni inaccettabili di poverta' e di arretratezza. Nella sua conferenza di Roma, Meadows ha rilanciato la necessità di raggiungere uno "stato stazionario", il che non vuol dire congelare le attuali differenze e discriminazioni fra ricchi e poveri: l'idea di uno stato stazionario fu formulata, forse per la prima volta, nel 1848 dall'economista inglese Stuart Mill che spiegò che una condizione stazionaria di ricchezza e di popolazione non implica "uno stato stazionario di miglioramenti umani; vi sarebbe sempre un altro scopo per ogni specie di cultura mentale e per i progressi morali e sociali".

Solo il raggiungimento di uno stato stazionario di popolazione e di consumi materiali può assicurare quello "sviluppo sostenibile" di cui tanto si parla (un recente libro con questo titolo è stato pubblicato dalle Edizioni Cultura della Pace di Fiesole) e che presuppone dei profondi cambiamenti nei rapporti fra i popoli, nei rapporti fra gli esseri umani all'interno di ciascun paese e nei rapporti fra gli esseri umani e gli oggetti materiali. Del resto nell'enciclica papale "Centesimus annus" si fa più volte riferimento alla necessità di cambiare gli "stili di vita" per arrivare ad un riequilibrio fra le diversità esistenti fra i vari popoli, fra ricchi e poveri. Uno stato stazionario dei consumi e della popolazione può essere raggiunto con decisioni democratiche o presuppone un governo autoritario, eventualmente un governo autoritario mondiale ? E ancora: questa profonda rivoluzione è possibile in una società di libero mercato, basata, per definizione, sull'aumento della ricchezza monetaria, cioè sulla produzione e sul consumo di quantità sempre crescenti di merci, e quindi sulla crescente produzione di scorie e rifiuti, sul crescente sfruttamento delle risorse naturali, e, infine, anche sul crescente sfruttamento di alcuni paesi da parte di altri ?

La risposta non è facile. Meadows, nella sua conferenza di Roma ha sostenuto in modo convincente che il profondo cambiamento imposto dall'attuale situazione richiede una maggiore quantità di democrazia, più che decisioni autoritarie, ma che le scelte democratiche verso una società sostenibile presuppongono una profonda e continua azione educativa, di propaganda, nelle scuole, nelle Università, nelle associazioni religiose e politiche.

Occorrono anche soluzioni tecniche, senza dubbio, dalla depurazione degli scarichi e dei rifiuti, all'uso di risorse energetiche rinnovabili, a progressi per l'agricoltura nei paesi poveri, alla utilizzazione delle eccedenze agricole. La tecnica deve essere però socialmente orientata e soprattutto deve essere capace di guardare ai bisogni umani e al futuro, a differenza dell'attuale tecnologia che è orientata alla massimizzazione del profitto economico a breve termine.

Eppure la soluzione - o anche solo la conoscenza e consapevolezza - dei grandi problemi, planetari, nazionali e individuali che abbiamo di fronte, aiuta a diffondere una nuova maniera di pensare al futuro, contribuisce a far salire una nuova ondata di entusiasmo, di solidarietà, di speranza.
So bene che ad alcuni lettori queste considerazioni possono apparire utopistiche, soprattutto in un momento come l'attuale in cui sembra che la visione dell'immediato domani sia l'unico riferimento, in cui sembrano dominare l'incertezza, l'egoismo, lo scoramento, la sfiducia.

giovedì 5 gennaio 2006

La crescita dell’elettricità solare nel mondo

Prospettive della domanda, della produzione e dei prezzi del fotovoltaico per i prossimi anni.

Il settore fotovoltaico ha continuato ad avere anche nel 2005 una crescita molto elevata, nonostante i timori per la prevista prossima carenza di silicio. In particolare, ciò appare chiaro dai risultati del terzo trimestre di molte aziende. Ad esempio, il principale operatore mondiale del settore, la giapponese Sharp Solar, ha avuto negli ultimi sei mesi un giro di affari di 640 milioni di dollari, superiore del 41% rispetto allo stesso periodo del 2004. Tassi di crescita anche superiori li sta registrando la maggior parte delle aziende fotovoltaiche che hanno tutte raggiunto o superato gli obiettivi di crescita pubblicati a luglio nel rapporto “Sun Screen II”.

Per il futuro le aspettative della domanda sono molto forti e gli ordinativi travalicano i prossimi 12-18 mesi. Nel 2005 la domanda ha superato di gran lunga i 2 GW di potenza, anche se l’attuale capacità produttiva non è in grado di soddisfare una tale richiesta. Nei prossimi anni la domanda proverrà principalmente da Germania, Giappone, Cina, Corea del Sud, Spagna, Italia e da diversi Stati degli USA.

Per il 2010 la domanda attesa supera gli 8 GW, ma le variabili in gioco sono ancora incerte (prezzo installazioni, i meccanismi di sostegno nei diversi mercati, ecc.).
L’offerta tuttavia resterà forte: quasi tutti i più grandi operatori stanno espandendo la loro produzione annuale del 20%, altri anche oltre il 50%.
Per quest’anno si ritiene che la produzione totale sarà di 1,6 GW, più 39% rispetto al 2004. Nel 2006 ci si attende una produzione di 2÷2,2 GW, nel 2007 di 2,6÷3,3 GW.

I
prezzi delle installazioni per gli utenti finali sono diminuite leggermente, intorno al 2% rispetto al 2004, soprattutto per il calo dei prezzi per watt di inverter e altri componenti e anche dei costi di installazione. Questa decremento, anche se minimo, si è ottenuto nonostante l’aumento dei prezzi del silicio e quindi di celle e moduli. Oggi i prezzi dei moduli a livello mondiale sono aumentati in media del 10-15% rispetto al 2004. Per il 2006 la previsione è di un ulteriore incremento del 5%, anche se per i consumatori finali i prezzi dovrebbero rimanere stabili. Solo dal 2007 ci si attende una leggera diminuzione dei prezzi dei moduli: almeno del 5-7% annuale fino al 2010.

All'inizio del 2006 possiamo affermare che il boom mondiale del fotovoltaico continua e coloro che investono nel settore continuano ad ottenere margini di profitto importanti.

Fonte: Photon International, n.12/2005