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sabato 9 luglio 2005

L'enorme potenziale di risparmio di energia elettrica in Italia

Investire in efficienza energetica negli usi finali può dare in pochi anni un risparmio di quasi 70 miliardi di kWh all'anno
Da un vecchio studio del '99 lo spunto per una decisa strategia utile alle aziende, ai consumatori e anche al settore delle rinnovabili


Le scelte di politica energetica dal lato della domanda continuano ad avere nel nostro paese un ruolo ancora marginale, se escludiamo il meccanismo dei "certificati bianchi" che è stato congelato per oltre 3 anni prima di diventare effettivamente operativo e che comunque ha obiettivi non così ambiziosi.
Insomma si parla solo della “fame di energia” che ha il nostro paese (spesso limitandosi a quella elettrica) e l'argomento principale di ogni dibattito è sempre orientato su quante centrali dovremo costruire nei prossimi anni, ricorrendo addirittura al nucleare, da tempo abbandonato.
Si dovrebbe perciò affrontare con maggiore serietà il tema del potenziale di risparmio energetico in Italia a cominciare dal settore residenziale e va ricordato che investire oggi in nuove centrali termoelettriche non potrà che ritardare il decollo della generazione distribuita di energia e, di conseguenza, anche delle rinnovabili.

Diversi studi negli ultimi anni hanno tuttavia messo in luce l’enorme risorsa da cui è possibile attingere sul terreno dell’efficienza energetica, soprattutto negli usi finali. Tra questi va ricordato un interessante rapporto curato per l’Italia da Florentin Krause dell’istituto californiano IPSEP (International Project for Sustanaible Energy Paths), edito nel 1999 per conto dell’ANPA.
Il rapporto, dal titolo “La risorsa efficienza”, valuta il potenziale dei risparmi che si possono conseguire con le tecnologie disponibili per aumentare l’efficienza energetica degli usi finali dell’elettricità nel nostro paese. Le stime dei consumi e dei risparmi totali di elettricità sono ripartite in 15 categorie che rappresentano 90 tipologie di usi finali nei settori del riscaldamento dell’acqua, del condizionamento dell’ambiente, della trasmissione a motore elettrico, dell’elettricità di processo e degli elettrodomestici, differenziati per ambito domestico, commerciale e industriale.

Lo studio dimostra che il basso consumo pro-capite di energia elettrica del nostro paese rispetto alla media europea è dovuto al tipo di industrie nazionali presenti, al clima e ai livelli di reddito del paese, ma non certo per un uso tecnologicamente più efficiente dell’elettricità.
Con un completo spostamento degli investimenti per gli usi finali di apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato, l’Italia potrebbe ridurre fino al 46% della domanda di energia elettrica in un periodo di 15 anni. Il rapporto di Krause stima questa quota in 140-150 TWh alla data del 2010, con una previsione dei consumi elettrici di 335 TWh (dato ENEL). In pratica, sfruttando questo potenziale tecnico di risparmio, si potrebbe stabilizzare la domanda di elettricità ai livelli della metà degli anni ‘90, comunque con un miglioramento dei servizi resi ai consumatori.

Per stimare una più concreta realizzazione di tale potenziale tecnico di risparmio si è considerata una percentuale di implementazione del 43%, in base alla quale il risparmio di elettricità finale potrebbe essere valutato in 66 TWh, cioè pari al 20% della domanda prevista in Italia al 2010. I maggiori potenziali di risparmio sono conseguibili dal comparto dei motori elettrici (39% del totale), dagli elettrodomestici (28%) e nell’illuminazione (23%). I risparmi ottenibili nel settore residenziale rappresentano il 33% del totale, quelli nel settore commerciale e industriale sono, rispettivamente, il 36% e il 31%. Secondo un simile scenario si stima che i costi medi del kWh risparmiato siano inferiori a quelli di nuova produzione di almeno il 40%.

Soprattutto per la metodologia utilizzata, lo studio deve ritenersi valido ancora oggi per le indicazioni che fornisce. Il messaggio del lavoro di Krause è chiaro: il miglioramento dell’efficienza energetica può rendere più produttive le aziende italiane, creare una imprenditorialità diffusa, favorire i consumatori e contribuire a ridurre le emissioni di gas serra.

“La risorsa efficienza. Strategie e interventi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra attraverso misure di efficienza negli usi finali di energia elettrica”, ANPA, Documenti 11, 1999 (pp.112).

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao e grazie per questo bell'articolo.

ero curioso di leggere in toto il rapporto anpa di cui si parla: “La risorsa efficienza. Strategie e interventi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra attraverso misure di efficienza negli usi finali di energia elettrica”, ANPA, Documenti 11, 1999 (pp.112).

ma non trovo riferimenti nel WEB. Mi potete aiutare? GRAZIE! (pippowork@lillinet.org)